Il corpus di lavori è il frutto di esperienze vissute; cruciali esperienze interiori che esplodono di luce al crepuscolo. Le incisioni calcografiche nascono da una profonda riflessione emotiva, un percorso intrapreso dall’autore in un momento di intenso coinvolgimento personale.
Ogni segno tracciato sullo zinco è una finestra aperta sull’individualità di un’anima che, segnata da delusioni, ha trovato rifugio nella natura eterea delle nuvole. Queste non sono semplici elementi del cielo, ma incarnazioni di un’afasia – un’incapacità di articolare e comprendere le parole – indotta dai pensieri. Divengono simboli di un ricordo e di un sogno lucido.
Ogni nuvola o cumulo del cielo nasce da un sentimento profondo che, incapace di essere accolto, espresso o compreso, si disperde nell’atmosfera, unendosi agli altri. La calda luce del crepuscolo, diffusa per pochi istanti, emulsiona le ombre e intreccia colori luminosi con le scure delusioni di ricordi indelebili. Così si crea una narrazione visiva che, mentre la luce svanisce, si immerge progressivamente nel dominio della notte.
Le incisioni, grazie alla delicatezza delle acquatinte e alla profondità dei segni dell’acquaforte, ci conducono in un ambiente dove il crepuscolo diventa teatro di sentimenti contrastanti: da un lato, la bellezza effimera dei colori che si dissolvono nel cielo, dall’altro, l’inquietudine dell’oscurità incombente. Allo stesso modo, i segni incisi nel metallo aprono piccole ferite, esponendo un interno vulnerabile che si cicatrizza con inchiostro nero.
In questo dialogo costante tra luce e ombra, l’obiettivo è trasformare il proprio vissuto in immagini, offrendo a chi osserva un’opportunità di cogliere un ricordo. È il ricordo di una persona che, vivendo instancabilmente sotto terra, talvolta emerge per guardare il cielo.